È stato insignito con un premio speciale per l’alto valore morale e sportivo da parte del Panathlon International – Area 9 Sicilia di Messina, l’atleta e tecnico di tennistavolo paralimpico della ASD Radiosa di Palermo, Giuseppe Armeli Moccia, punta di diamante della società palermitana e del movimento paralimpico siciliano. 

Il premio, ottenuto dall’atleta in quanto “Esempio di resilienza, testimone ideale dei valori del Panathlon”, è stato assegnato e consegnato allo stesso in occasione dei Campionati Paralimpici di Tennistavolo disputatisi a Messina dal 18 al 21 maggio scorsi, al termine delle gare.

Sport, resilienza, abnegazione verso gli altri atleti, generosità e spirito di squadra hanno fatto si che la seconda parte della vita di Giuseppe Armeli Moccia fosse focalizzata su nuovi obiettivi, gli stessi sui quali si fonda la mission del Panathlon: “Quando abbiamo chiesto all’organizzazione dei Campionati di Tennistavolo di segnalarci un atleta che potesse rappresentare i valori del Panathlon, il nome di Armeli Moccia è stato scelto all’unanimità – ha dichiarato Nino La Rosa, presidente del Club Panathlon di Messina – proprio per le sue caratteristiche di atleta e di uomo. A lui, infatti, si riconosce il merito non solo di aver affrontato con determinazione le conseguenze di un brutto incidente, lasciando la sua Galati (Me) per trasferirsi a Palermo – ha proseguito -, ma di aver saputo trasformare lo sport in uno strumento per migliorare la propria vita e quella degli altri. Il nostro Club valorizza da anni persone come Giuseppe Armeli Moccia – ha concluso –, lo faremo sempre e ne siamo particolarmente orgogliosi.

Un riconoscimento attribuito ad uomo che, dopo un terribile incidente, ha saputo intraprendere un percorso di rinascita e di autodeterminazione e ha trasformato una fragilità non solo in un punto di forza per sé stesso, ma anche per gli altri: “Non mi sarei mai aspettato di ricevere questo premio – ha dichiarato emozionato e sorpreso Armeli Mocciae ne sono entusiasta e riconoscente. Non posso che sentirmi onorato di essere stato segnalato, ma questo premio non è solo mio è di tutta la mia squadra, o meglio, della mia famiglia. La Radiosa, la mia società, è diventata negli anni la mia famiglia e tutti i suoi componenti, Marzia Bucca in primis, una sorella. Ringrazio e condivido con loro questo premio – ha concluso – perché è anche a loro che devo il mio percorso di rinascita

 

 

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