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di Serena Termini

A Palermo il progetto “Le ali della libertà” prevede l’avviamento allo sport gratuito per bambini e giovani con disabilità intellettiva e relazionale

PALERMO – La libertà di essere e di fare, attraverso la pratica sportiva, nonostante una disabilità psichica e relazionale. È quello che prevede il progetto “Le Ali della Libertà” aperto a ragazzi con disabilità intellettiva relazionale dai 7 anni in su. Basket, tennis e tiro con l’arco le discipline sportive proposte gratuitamente. L’avviamento allo sport è di tipo promozionale e agonistico; i tecnici valuteranno successivamente se il giovane potrà eventualmente avviarsi verso forme più impegnative di attività sportive. Le iscrizioni proseguiranno a dicembre e continueranno anche a gennaio fino a disponibilità dei posti.

La delegazione regionale della Sicilia della Fisdir, in collaborazione con il Panathlon Club di Palermo e l’ARS, gestirà tre centri di orientamento allo sport per le discipline del tennis, tiro con l’arco e pallacanestro rivolti a bambini e giovani con disabilità intellettivo–relazionale. La partecipazione al corso è gratuita e sarà chiusa non appena si raggiungeranno 20 utenti per disciplina per complessivi 60 posti; la gestione tecnica è affidata ad istruttori specializzati in possesso di brevetti di FSN e FSNP, tesserati Fisdir.

Il tennis verrà svolto presso il Kalta club mentre il tiro con l’arco ed il basket saranno effettuati presso la palestra del pensionato universitario di San Saverio del quartiere Ballarò di Palermo. Il progetto è finanziato dalla Fisdir nazionale, Panathlon Club di Palermo. Si attende inoltre un contributo da parte della presidenza dell’Assemblea regionale Siciliana (Ars).

“Lo sport dà libertà, dandoti la possibilità di spiccare il volo. Il progetto, con il supporto di alcuni tecnici, è rivolto a bambini, ragazzi e ragazze che abbiano acquisito una certa autonomia – delegato provinciale Roberta Cascio della Fisdir (Federazione Italiana Sport per la disabilità intellettiva e relazionale) -. Ci rivolgiamo quindi, a bambini e giovani con una disabilità intellettiva media che non hanno mai fatto attività sportiva. Lo sport è fondamentale perché abbiamo potuto sperimentare, soprattutto nella fase dello sviluppo ma non solo, i risultarti positivi che hanno raggiunto. Anche le famiglie sono molto più rilassate e contente perché scoprono nei figli delle capacità che magari non erano valorizzate. La pratica sportiva aiuta anche a sviluppare alcune importanti forme di autonomia che a questi giovani serviranno poi anche in altri ambienti. Sviluppano per esempio, autostima e spirito di squadra che li aiuta molto a valorizzare la relazione sociale con gli altri. Abbiamo avuto già l’esperienza positiva di un fratello e di una sorella autistici gravi che hanno raggiunto buoni risultati. È davvero, inoltre, nella mia esperienza professionale di diversi anni, una bella soddisfazione avere avuto pure alcuni giovani che, dopo un’adeguata preparazione, hanno partecipato a gare nazionali ed internazionali partendo in trasferta addirittura senza famiglia a seguito”.